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Where are the Voyagers now?

To learn more about Voyager, zoom in and give the spacecraft a spin. View the full interactive experience at Eyes on the Solar System . Credit: NASA/JPL-Caltech

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Space Flight Operations Schedule (SFOS)

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Jorge Garay

La Nasa ha decifrato un misterioso messaggio di Voyager 1

Voyager 1

Voyager 1 non riesce a comunicare correttamente con la Nasa dal novembre 2023, quando a causa di un errore ancora sconosciuto la sonda ha inviato agli operatori che la monitorano dalla Terra una serie incomprensibile di zeri e uno. A cinque mesi di distanza, alcuni scienziati dell'agenzia spaziale statunitense sono riusciti a decifrare alcuni parte del criptico segnale .

Mistero risolto

Alcuni dei dati illeggibili partiti dal Flight data subsystem (Fds) , uno dei tre computer di bordo di Voyager 1, è stata decodificata da un ingegnere del Deep space network della Nasa. A quanto pare, lo strano codice binario non era altro che una registrazione della memoria dell'Fds , che contiene codice informatico, le istruzioni sulla missione primaria della sonda e la registrazione delle variabili che influenzano il comportamento del veicolo spaziale . La Nasa ha fatto sapere che confronterà questi dati con quelli inviati prima del guasto di Voyager 1, in modo da individuare eventuali discrepanze nel codice sorgente .

Il lavoro richiederà tempo. Attualmente, le comunicazioni con la sonda richiede attualmente quasi 45 ore a causa dell'attuale posizione di Voyager 1, che si trova a più di 24 miliardi di chilometri dalla Terra . Ma è solo questione di poche settimane prima che gli esperti riescano a ripristinare il collegamento .

Il lungo viaggio delle Voyager

Voyager 1 e la sua gemella, Voyager 2, sono i moduli che si sono spinti più lontano nella storia dei viaggi spaziali . Partiti dalla Terra nel 1977 con l'obiettivo di esplorare il sistema solare esterno , hanno sorvolato diversi pianeti e intraprendendo poi un viaggio nello spazio interstellare . Le due sonde trasportano i cosiddetti Golden Record , dei dischi placcati in oro che contengono informazioni sugli esseri umani , sulla posizione del nostro pianeta, sulle unità di misura utilizzate in ambito scientifico e sulle caratteristiche atmosferiche della Terra .

Non è la prima volta che i veicoli spaziali hanno problemi di comunicazione con la Terra. Nel 2023, anche Voyager 2 ha attraversato un periodo di silenzio a causa dell'invio di un comando errato. L'anomalia ha deviato l'antenna principale della sonda impedendole di ricevere i segnali dalla Nasa . Per risolvere il problema, gli scienziati hanno utilizzato un potentissimo trasmettitore per costringere la sonda a "girare" verso il nostro pianeta , così da ricevere il codice corretto.

I periodi di silenzio radio delle due Voyager non comportano però una perdita di informazioni preziose per gli astronomi. “ La tecnologia dei Voyager non richiede un monitoraggio costante – ha ha spiegato a Wired US Calla Cofield, portavoce del Jet propulsion institute della Nasa –. Dato che stanno esplorando quella regione dello spazio da una grande distanza, un intervallo di qualche settimana non comprometterà i risultati degli studi” .

Tuttavia, le navicelle non potranno comunicarci dati per sempre . Le sonde gemelle montano generatori termoelettrici a radioisotopi plutonio-238. Prima o poi, la batteria si esaurirà e tutti i sistemi comunicativi delle Voyager si spegneranno. A quel punto, le sonde rimarranno sole con i loro Golden Record.

Questo articolo è comparso originariamente su Wired en español .

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La sonda Voyager 1: cos’è, dove si trova, missione e aggiornamenti

La missione della sonda.

Questa sonda contiene ventiquattro sfere di ossido di plutonio-238 , ed il suo computer e i sistemi di comunicazione hanno permesso di registrare dati importanti, con l’ausilio delle sue antenne.

Si può distinguere la missione della sonda, in cinque fasi, attualmente:

il sorvolo di Giove e Saturno , la sua prima fase, che forse è iniziata proprio nel 1979, quando iniziò a fotografare Giove, e l’anno seguente, quando raggiunse Saturno e Titano;

il raggiungimento del Termination Shock , ovvero il confine dove le particelle del vento solare rallentano, iniziata nel 2003;

l’ arrivo all’autostrada magnetica , i cui dati risalgono al 2012, ovvero quando la sonda sarebbe arrivata in questa sorta di “autostrada”, dove sembrano essere collegati i campi magnetici interstellari e del sole;

l’ eliopausa , ovvero quando, nel 2013, la sonda ha raggiunto una distanza tale dal sole da non registrare più raggi solari, cominciando così anche a rallentare;

l’entrata ufficiale nello spazio interstellare, sempre nel 2013, secondo la NASA.

Dai dati del 2018, sembra che la sonda sia inattiva ormai da più di trent’anni, e si trovi a una distanza di 143,629 UA (unità astronomica). Sebbene sia inattiva, continua a muoversi e forse raggiungerà la costellazione dell’Orsa Maggiore.

Urano e Nettuno

Una volte oltrepassati Giove e Saturno, la Voyager è arrivata anche ad Urano e Nettuno, i pianeti più lontani dal sole, e dai dati del 1986 , fino al 1989, si è potuto notare che un sistema debole di lune nuove ed anelli.

Grazie agli strumenti della sonda si sono potuti osservare i colori “veri” di Urano . A prima vista, infatti, sembra che il pianeta sia di un colore azzurro tenue, vista la poca presenza della luce solare, ma la sonda ha permesso di mettere in evidenza l’atmosfera del pianeta, riuscendo a distinguerne anche il polo sud.

Sfiorando alla velocità di centomila chilometri orari Nettuno , invece, la sonda ha potuto raccogliere dati sulla sua gravita, la rotazione, l’atmosfera, la direzione dei suoi venti ed il suo campo magnetico.

Il Voyager Golden Record

In occasione del lancio della sonda, è stato registra un disco placcato in oro , che contenesse immagini e suoni della Terra, il Voyager Golden Record, con incise sulla custodia le istruzione per accedere alle registrazioni, nel caso che fosse stato “trovato da qualcuno”.

Il suo contenuto venne selezionato da una commissione della Cornell University , guidata dall’astronomo e scrittore Carl Sagan, e comprendeva un gran numero di suoni naturali, 155 immagini e musiche di varie parti del mondo, anche di tempi diversi. Le lingue incluse, erano ben cinquantacinque (italiano compreso).

Tra le musiche sono stati incluse quelle di Bach, di Mozart, di Beethoven, di Stravinsky, e persino un canto nativo americano.

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Voyager 1 ascolta il respiro del gas interstellare

Uno studio pubblicato su Nature Astronomy presenta la rilevazione di deboli onde di plasma attorno a una frequenza di 3 kHz provenienti dal mezzo interstellare. Inviata sul posto c’è la sonda Voyager 1, che per la prima volta misura la densità del mezzo interstellare in assenza di esplosioni solari che causano perturbazioni nelle onde di plasma interstellare

In latino si dice nomen omen , ovvero “il nome è un presagio”. In questo caso, chi può dirsi più viaggiatore delle due sonde gemelle del programma Voyager della Nasa, partite nel 1977 e ancora in viaggio oltre i confini del Sistema solare? Voyager-1 , che nonostante il nome è stata la seconda a partire, il 5 settembre 1977, ha superato la sorella percorrendo un’orbita più rettilinea e concludendo l’attraversamento dell’ eliopausa nel 2012. Da allora, Voyager-1 continua la sua lista dei record inviando dati riguardanti il mezzo interstellare nel quale si trova immerso. Un nuovo articolo , pubblicato oggi su Nature Astronomy da un team guidato da Stella Koch Ocker della Cornell University, riporta la prima rilevazione del ronzio costante del gas interstellare da parte della sonda.

La sonda NASA Voyager 1 nel rendering di un artista. Crediti: NASA.

Rendering artistico della sonda Nasa Voyager 1. Crediti: Nasa

Dopo 43 anni e 8 mesi, Voyager-1 si trova a quasi 23 miliardi di chilometri dalla Terra (quasi 153 unità astronomiche ), e continua a viaggiare a oltre 61mila chilometri all’ora. Porta con sé il Voyager golden record , un disco per grammofono contenente immagini e suoni rappresentativi della varietà della vita sulla Terra. Impiegherà comunque non meno di 40 mila anni prima di giungere alla stella più vicina.

Dopo aver superato l’eliopausa, la sonda ha cominciato a misurare la densità del plasma del mezzo interstellare locale grazie a uno strumento chiamato Plasma Wave Subsystem . Come suggerisce il nome stesso, il rivelatore registra eventi di oscillazione del plasma interstellare indotti dall’attività stessa del Sole. Ne sono stati registrati otto dal 2012 – anno in cui Voyager ha attraversato il confine dell’eliopausa – al 2020, con durata variabile da due giorni fino a un anno.

Dal 2017 in poi, invece, nell’intervallo fra un evento di oscillazione e l’altro, gli astronomi sono riusciti a registrare un tenue ma persistente segnale attribuibile, afferma lo studio, alla condizione di quasi vuoto del mezzo interstellare. Le misurazioni sono state ripetute per una distanza complessiva di 10 unità astronomiche e con un intervallo di campionamento di circa 0.3 unità astronomiche.

«Il mezzo interstellare è come una pioggia tranquilla o gentile», dice James Cordes , professore di astronomia alla Cornell University e coautore dello studio. «Nel caso di un’esplosione solare, è come rilevare un fulmine durante una tempesta e poi si torna a una pioggia leggera»

Secondo gli autori dello studio, il monitoraggio continuo della densità dello spazio interstellare attraverso queste deboli emissioni in uno stretto intervallo di frequenza – attorno ai 3 kHz – indica le onde di plasma del gas interstellare sono più attive di quanto gli scienziati pensassero in precedenza, e ciò permette di tracciare la distribuzione spaziale del plasma quando esso non è perturbato dai brillamenti solari.

«Ora sappiamo che non abbiamo bisogno di un evento fortuito legato al Sole per misurare il plasma interstellare», commenta Shami Chatterjee , ricercatore della Cornell University e coautore dello studio. «Indipendentemente da ciò che il Sole sta facendo, Voyager è in grado di mandarci i dettagli. È come se la navicella ci stesse dicendo: “Ecco la densità in cui sto nuotando in questo momento. E ora invece mi trovo qui. E poi qui. E qui, ancora”. Voyager è molto distante e continua a farlo senza sosta».

La Nasa stima che, per inviare un segnale alla Terra, Voyager consumi circa 22 watt. Il computer di bordo ha 70 kilobyte di memoria e – all’inizio della missione – la velocità di trasmissione dati era di 21 kilobit al secondo. Ora, a causa della distanza di oltre 22 miliardi di km, la velocità di comunicazione è rallentata a 160 bit al secondo. Il sistema di alimentazione, costituito da tre generatori termoelettrici a radioisotopi, gli consentirà di proseguire la sua attività fino al 2025, quando si troverà a circa 25 miliardi di chilometri dalla Terra. Gli scienziati hanno già tracciato anche la rotta futura, quando attraverserà il cosiddetto bow shock – a 230 unità astronomiche dal Sole –, proseguirà verso i confini della nube di Oort per dirigersi, infine, verso la costellazione dell’Ofiuco. Il tutto non prima di 30mila anni circa.

Per saperne di più:

  • Leggi su Nature Astronomy l’articolo “ Persistent plasma waves in interstellar space detected by Voyager 1 ”, di Stella Koch Ocker, James M. Cordes, Shami Chatterjee, Donald A. Gurnett, William S. Kurth e Steven R. Spangler

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Dove si trova Voyager 1?

Secondo un nuovo studio la sonda voyager 1potrebbe già trovarsi nello spazio interstellare. ma la discussione, secondo gli scienziati della nasa, resta ancora aperta, sullo stesso argomento.

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Voyager 1 sembra avere finalmente lasciato il nostro sistema solare e sarebbe entrata nello spazio interstellare secondo un team dell’Università del Maryland.

Voyager 1 è l’oggetto terrestre che si è spinto più lontano dalla Terra: la sua posizione attuale però, fa discutere gli scienziati.

“E ‘una visione un po’ controversa, ma pensiamo che Voyager abbia finalmente lasciato il Sistema Solare, e stia veramente iniziando il suo viaggio attraverso la Via Lattea”, spiega il ricercatore Marc Swisdak, autore principale di un nuovo studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters . Swisdak e James F. Drake, anch’egli dell’Università del Maryland, e Merav Opher della Boston University hanno costruito un modello del bordo esterno del sistema solare che si adatta alle recenti osservazioni.

Il loro modello indica che Voyager 1 è entrato nello spazio interstellare poco più di un anno fa. Il modello è in contrasto con i recenti documenti dalla NASA e di altri scienziati che suggeriscono che la sonda sia ancora in una zona di transizione fra la sfera di influenza del Sole e il resto della galassia.

Il problema nasce dal fatto che noi non conosciamo precisamente che caratteristiche abbia questo confine fra il nostro sistema solare e la Via Lattea. Ipotizziamo che dovrebbero scomparire le particelle solari e dovremmo cominciare a rilevare particelle galattiche, attraverso la strumentazione presente sulla sonda. Inoltre secondo gli scienziati, dovremmo rilevare un cambiamento nel campo magnetico.

Gli scienziati della NASA hanno recentemente riferito che la scorsa estate, dopo otto anni di viaggio attraverso lo strato più esterno della eliosfera, la Voyager 1 ha registrato “l’attraversamento di più di un confine, a differenza di quanto precedentemente osservato.” Cali successivi e  successivi recuperi nel numero di particelle solari hanno catturato l’attenzione dei ricercatori. I cali di particelle solari corrispondevano ad aumenti improvvisi di elettroni e protoni galattici. Nel giro di un mese, il  numero di particelle solari sono scomparse, e sono rimaste solo particelle galattiche. Ma Voyager 1 non ha registrato nessuna variazione nella direzione del campo magnetico.

Per spiegare questa osservazione inaspettata, molti scienziati teorizzano che Voyager 1 sia entrata in una regione di transizione chiamata “elioguaina”, ma che la sonda sia ancora entro i confini dell’eliosfera.

Ma secondo  Swisdak e i suoi colleghi la cosa può essere vista in un altro modo.

Secondo gli studiosi l’eliopausa, essendo un confine, non è omogeneo, e presenterebbe diversificazioni nella struttura e quindi anche nelle caratteristiche del campo magnetico.

Gli scienziati ipotizzano che al confine si siano create delle isole magnetiche grazie alle quali le particelle solari e quelle galattiche si mescolano energeticamente.

Questo modello spiegherebbe i fenomeni osservati la scorsa estate, e Swisdak e i suoi colleghi suggeriscono che la Voyager 1 effettivamente abbia attraversato l’eliopausa il 27 luglio 2012.

Gli scienziati della NASA hanno detto che il nuovo modello entrerà a far parte della discussione per capire dove si trovi effettivamente Voyager 1.

Le sonde Voyager 1 e 2 sono in orbita da 36 anni  e si trovano ora dove nulla di terrestre è mai volato prima. La loro missione principale era l’esplorazione di Giove e Saturno. Dopo aver fatto una serie di scoperte – come i vulcani attivi sulla luna di Giove Io e la complessità degli anelli di Saturno – la missione è stata prorogata.

Voyager 2  ha avvistato Urano e Nettuno, ed è ancora l’unico veicolo spaziale ad aver visitato quei pianeti esterni.

Ora la missione di entrambe le sonde è quella di esplorare il bordo del nostro sistema solare e poi di uscire fuori da esso.

Entrambe le sonde Voyager sono in grado di restituire i dati scientifici da una gamma completa di strumenti, che possono rimanere attivi fino al 2020.

Voyager 2, secondo gli scianziati entrerà nello spazio interstellare fra due anni.

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Nuovi problemi di comunicazione per la sonda Voyager 1

Andrea Novelli

Tramite un post su X, il JPL ha reso noto oggi, 12 dicembre, che la sonda Voyager 1 sta avendo problemi a trasmettere a Terra dati interpretabili. Attualmente la Voyager 1 è la più distante dalla Terra delle due e continua ad essere l’oggetto funzionante costruito dall’Umanità più lontano da noi, ad oltre 24 miliardi di kilometri.

Il problema pare risiedere nel Flight Data System (FDS), uno dei tre computer di bordo. Nonostante la sonda riceva comandi da Terra e li esegua correttamente, le informazioni che riceviamo da essa sono purtroppo corrotte.

L’FDS ha il compito di raccogliere dati sia sullo stato di salute della sonda che dagli strumenti scientifici, di impacchettarli e trasmetterli a un altro dispositivo di bordo, la Telemetry Modulation Unit (TMU). Quest’ultima è poi incaricata di inviare tutto verso il nostro pianeta tramite l’enorme antenna ad alto guadagno.

Secondo quanto riportato dalla NASA, sembra che l’FDS non comunichi correttamente con la TMU. A causa di ciò, a Terra riceviamo solo una sequenza incomprensibile di 0 ed 1, come se la TMU fosse incastrata in un loop.

Il primo tentativo

Durante il fine settimana appena trascorso, i tecnici hanno spento la TMU e l’hanno riavviata in uno stato precedente alla comparsa del problema, ma questo pare non sia bastato a far rientrare l’emergenza. Attualmente, il team del JPL è al lavoro per studiare una nuova soluzione, che però potrebbe richiedere anche alcune settimane prima di essere resa operativa.

Problem-solving beyond the heliopause. The @NASAVoyager team is investigating an issue with #Voyager1 ‘s Flight Data System. The spacecraft is receiving and executing commands sent from Earth but not returning useable data. More on the evolving situation: https://t.co/SYuVX7lt45 pic.twitter.com/GWDFGfteQ4 — NASA JPL (@NASAJPL) December 12, 2023

La Voyager 1 è stata lanciata nel 1977 insieme alla gemella Voyager 2 e si trova attualmente a 22.5 ore luce dalla Terra, oltre 24 miliardi di kilometri. Ogni operazione non standard deve essere meticolosamente pianificata e testata a Terra prima di essere inviata alla sonda. A quella distanza e con componenti così datate, è come eseguire un intervento a cuore aperto e si rischiano danni irreparabili.

Missioni che dimostrano i loro anni

Le Voyager figurano senza dubbio tra le missioni più importanti di sempre, e data la loro età, non stupisce che ogni tanto diano qualche grattacapo ai team di Terra responsabili del loro corretto funzionamento.

Nel Maggio 2022 , ad esempio, il sistema di controllo dell’assetto (AACS) della Voyager 1 iniziò a inviare a Terra dati incomprensibili. In quell’occasione, si scoprì che i dati corrotti provenivano da un computer dismesso anni prima e che probabilmente fu riattivato involontariamente durante un’altra operazione.

Nei limiti del possibile con un hardware così datato, si cerca anche di prolungare la loro vita operativa. Lo scorso Ottobre , al fine di evitare l’intasamento dei condotti del propellente, è stato inviato un aggiornamento software che farà compiere meno accensioni per puntare le antenne verso Terra. Ciò potrebbe aggiungere anche cinque anni di vita a queste sonde, che già da molto tempo hanno superato le Colonne d’Ercole del nostro Sistema Solare.

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Voyager 1, la sonda più lontana dalla Terra, ha un problema con un computer di bordo

Illustrazione: le sonde Voyager - NASA

La sonda più lontana dalla Terra , Voyager 1, rappresenta una delle poche "navi spaziali" ad aver attraversato i pianeti esterni del sistema solare e oltrepassato i suoi confini. Al momento, affronta un serio problema al "Flight Data System" (FDS), uno dei tre computer di bordo.

Questo sistema è vitale per la ricezione e l'esecuzione dei comandi terrestri, ma attualmente incontra difficoltà nella comunicazione con una delle sue unità, la "Telecommunications Unit" (TMU).

Il problema della Voyager 1 impedisce di trasmettere dati verso la Terra

Questa disfunzione impedisce il trasferimento dei dati scientifici e ingegneristici verso la Terra. L'FDS raccoglie dati dagli strumenti scientifici e sullo stato della sonda, combinandoli in un pacchetto dati trasmesso tramite la TMU, utilizzando il codice binario.

Recentemente, la TMU ha iniziato a trasmettere un modello ripetitivo di codice binario, indicando un malfunzionamento. Dopo avere escluso altre cause, i tecnici hanno identificato l'FDS come la fonte del problema. Nonostante un tentativo di riavvio, la sonda continua a non trasmettere dati utili. Il team prevede diverse settimane per sviluppare una soluzione.

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Lanciate nel 1977, Voyager 1 e la gemella Voyager 2, detengono il primato come le sonde spaziali più longeve. Affrontare queste sfide richiede spesso la consultazione di documenti storici, richiedendo tempo per capire l'impatto dei comandi attuali sul funzionamento della sonda.

I comandi inviati dal centro di controllo terrestre impiegano 22,5 ore per raggiungere Voyager 1, situata a oltre 24 miliardi di chilometri dalla Terra. Questo implica un'attesa di 45 ore (calcolando il tempo di andata e ritorno dei segnali) per valutare l'effetto di un comando ricevuto sulla sonda.

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Foto: © ESA/NASA/JPL/University of Arizona

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I super venti di Titano Durante la discesa la sonda Huygens è stata spostata dai venti di 165,8 km rispetto alla superficie di Titano. Colpa di un'atmosfera turbolenta, con venti fortissimi che hanno confermato una tesi degli scienziati, quella della "super rotazione" di Titano, ovvero il fatto che l'atmosfera della luna si muove più velocemente della sua superficie. Ma c'è di più: in quota i venti sono "progradi" (cioè che si muovono nella stessa direzione della rotazione della luna) e tendono a diminuire verso la superficie. Negli strati superiori dell'atmosfera, a 120 km di altitudine, soffiano a 120 m/s (430 km/h). Durante la discesa Huygens ha registrato venti a 108 km/h a 55 km di altezza in diminuzione fino a 36 km/h a 30 km di altezza e 14 km/h a 20 km di altezza. A un certo punto i venti sono cessati per poi invertire il moto a 7 km di quota, dando vita a un movimento in direzione opposta negli ultimi 15 minuti di discesa.

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Il mistero sull'origine del metano. Due delle principali domande aperte su Titano riguardano l'origine del metano presente nella sua atmosfera, e la persistenza di esso (dal momento che la luce del Sole periodicamente distrugge le emissioni di metano). Nella sua discesa su Titano, Huygens ha registrato un progressivo incremento del gas cresciuto del 40% dopo l'atterraggio. Ulteriori analisi hanno chiarito che il metano non proviene da microrganismi superficiali ma, forse, da riserve liquide situate sotto la superficie ghiacciata del satellite, che raggiungono l'esterno tramite qualche forma di criovulcanismo. Nell'immagine, come potrebbero essere le riserve sotterranee di idrocarburi

Foto: © ESA/ATG medialab

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L'origine dell’atmosfera di azoto. La Terra e Titano sono gli unici due oggetti del nostro Sistema Solare ad avere un'atmosfera di azoto. La scoperta non è recente: anche la sonda Voyager aveva registrato la presenza di azoto. Ma grazie agli strumenti a bordo di Hugens è stato possibile averne la conferma diretta. Ma i dati raccolti dalla sonda europea sono stati fondamentali per capire quale può essere l'origine dell'azoto dell’atmosfera di Titano: potrebbe essere stato prodotto da violenti impatti meteoritici che hanno sciolto il ghiaccio di ammoniaca in superficie, circa quattro miliardi di anni fa. Terra e Titano: trova le differenze Nell'immagine, come cambia Titano al variare delle stagioni.

Foto: © ESA/NASA

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Decadimento radioattivo e criovulcanismo. Lo spettrometro di massa di Huygens ha scovato tracce di Argon radiogenico sotto i 18 km di quota. Questo gas ha origine unicamente dal decadimento del potassio-40, un isotopo radioattivo che si trova nelle rocce. L'unica possibile ubicazione delle rocce su Titano è collocata sotto all'oceano sotterraneo di idrocarburi e alla crosta di ghiaccio. Poiché l'emivita del potassio-40 è di 1,3 miliardi di anni, molto meno dell'età di Titano, l'analisi di questo isotopo in atmosfera fornisce dati importanti sulla storia del criovulcanismo di questo satellite. Nella foto la regione chiamata Sotra Facula ricostruita sulla base di dati raccolti dalla sonda Cassini durante i sorvoli di Titano.

Foto: © NASA/JPL-Caltech/USGS/Università dell'Arizona

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L'analisi della composizione della nebbia di Titano. Fino alla discesa di Huygens, nessuno poteva sapere con certezza se la foschia che avvolge Titano arrivasse o meno fino alla sua superficie (di fatto è così, ha confermato il lander). Il Radiometro Spettrale di Huygens (DISR) ha individuato anche le differenze nella composizione della nebbia alle diverse quote, mostrando che questa assume un colore più chiaro e una composizione più grossolana avvicinandosi alla superficie, e che si dissipa - non del tutto - solo a 30 km di altezza. Nella foto, 6 immagini stereografiche riprese da Huygens durante la sua discesa mostrano la nebbia su Titano a diverse altezze.

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La misurazione della composizione chimica degli aerosol. L'analisi di due campioni di particelle atmosferiche prelevati su Titano a 130-135 e 20-25 km di quota ha dimostrato che i maggiori costituenti dei suoi aerosol sono azoto e carbonio a entrambe le altitudini. Queste sostanze hanno probabilmente origine nella parte alta dell'atmosfera del satellite, dove la luce solare altera fotochimicamente i gas come il metano. Nell'infografica, come gli aerosol formano la nebbia di Titano.

Foto: © ESA / ATG medialab

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L'osservazione di fiumi e laghi prosciugati. Nascosta da una fitta coperta di nebbia, la superficie di Titano è rimasta misteriosa fino a che lo strumento Descent Imager/Spectral Radiometer (DISR) di Huygens non ha registrato le sue prime, spettacolari immagini durante la discesa. Le riprese hanno rivelato un altopiano solcato da un gran numero di canali, a loro volta convergenti in letti simili a quelli dei fiumi terrestri, con valli scoscese e canyon profondi fino a 100 m. A loro volta, i fiumi sembrano confluire in una vasta distesa scura, periodicamente inondata di metano liquido ed etano. Al momento dell'atterraggio, la regione scura appariva tuttavia come il letto vuoto di un gigantesco lago. Un video a volo d'uccello sui laghi di Titano (guarda) . Nella foto, la più bella immagine ripresa da Huygens al suolo.

Foto: © ESA/NASA/JPL/ University of Arizona

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L'ipotesi della presenza di un oceano sotterraneo. Uno strumento di Huygens deputato alla rilevazione di segnali radio a frequenza estremamente bassa (risonanze di Schumann) ricollegabili a fulmini atmosferici ha individuato un dato interessante. Sebbene su Titano non si osservino fulmini simili a quelli terrestri, l'altimetro di Huygens ha individuato segnali anomali a un'altezza compresa tra i 140 e i 40 km dalla superficie del satellite. Per spiegarli, gli scienziati hanno ipotizzato che l'atmosfera del satellite si comporti come un gigantesco circuito elettrico, in cui i due poli sono, da un lato, le correnti ionosferiche di Titano eccitate dalla magnetosfera di Saturno; dall'altro, un grande oceano di acqua e ammoniaca sommerso sotto a 55-80 km a una crosta di ghiacci. Onde sui mari di Titano?

Foto: © A. D. Fortes/UCL/STFC

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La scoperta di dune che "scompaiono" dai radar. Con grande sorpresa, i tecnici di missione della Nasa hanno incontrato molte difficoltà nel localizzare il sito di atterraggio di Huygens sulle mappe radar fornite da Cassini. Questo perché il sito di atterraggio del lander si è rivelato essere una distesa di ghiacci coperta da depositi di materiale organico (cioè a base di carbonio) invisibile ai radar. La localizzazione di Huygens è stata possibile grazie alla presenza di due grandi dune scure a circa 30 km dal sito, visibili a tutti gli strumenti. Le dune sono formate forse da particelle di nitrile e idrocarburi simili a granelli di sabbia, delle dimensioni di 100-300 micron. Titano: un mondo ghiacciato ma molto dinamico . Nella foto, il luogo dell'atterraggio della sonda ricostruito con un mosaico di diverse immagini.

Foto: © ESA/NASA/JPL-Caltech/ University of Arizona/USGS

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L’incredibile vita di Guglielmo Marconi , lo scienziato-imprenditore al quale dobbiamo Gps, Wi-Fi, Internet, telefonia mobile… Per i 150 anni della sua nascita, lo ricordiamo seguendolo nelle sue invenzioni ma anche attraverso i ricordi dei suoi eredi. E ancora: come ci si separava quando non c’era il divorzio ; il massacro dei Tutsi da parte degli Hutu nel 1994; Marco De Paolis , il magistrato che per 15 anni ha indagato sui crimini dei nazisti ; tutte le volte che le monarchie si sono salvate grazie alla reggenza.

Marconi, il genio senza fili

Nutritivo, dinamico, protettivo: il latte materno è un alimento speciale. E non solo quello umano. Molti mammiferi producono latte, con caratteristiche nutrizionali e di digeribilità diverse. Ma qual è il percorso evolutivo che ha portato alla caratteristica più "mammifera" di tutte? Inoltre, ICub è stato testato per interagire con bambini autistici ; quali sono i rimedi tecnologi allo studio per disinnescare il pericolo di alluvioni; all’Irbim di Messina si studia come ripulire il mare dagli idrocarburi; la ricerca delle  velocità più estreme  per raggiungere lo spazio e per colpire in guerra; il cinguettio degli uccelli e ai suoi molteplici significati.

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    #shorts #ingegneria #nasa #voyager 🔵 Di cosa ci occupiamo oltre alla divulgazione? Sul nostro sito trovi tutti i servizi di Ingegneria Italia: www.ingegneri...

  21. A 20 miliardi di km dal Sole

    Il futuro tra le stelle. Voyager 1 dovrebbe raggiungere la nube di Oort, "casa" di decine di migliaia di comete, tra circa 300 anni e ne impiegherà 30.000 per attraversarla.Poi proseguirà per altri 40.000 anni fino a trovarsi a circa 1,5 anni luce dalla stella Gliese 445, che a sua volta viaggia verso il Sole alla velocità di 400.000 chilometri all'ora.

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